Le tariffe, giunte al termine di un’indagine aperta l’anno scorso, serviranno a bilanciare quelle che Bruxelles considera delle pratiche commerciali scorrette adottate dalle aziende cinesi che esportano componentistica per le reti 5G. Secondo le autorità dell’Unione, il dumping – ovvero la vendita all’estero di prodotti a prezzi inferiori a quelli fissati per il mercato interno: una politica generalmente attuata con il sostegno dello stato – rischiava di gettare le aziende europee fuori dal mercato comune.
L’Antitrust ha fissato i dazi al 19,7% per le società del gruppo ZTT, tra cui Jiangsu Zhongtian Technology Co, e al 31,2% per le altre società che hanno collaborato. Per le società del gruppo FTT come FiberHome Telecommunication Technologies Co Ltd e tutte le altre società la tariffa sarà del 44%.
I dazi antidumping sono entrati in vigore il 19 novembre e mirano a rimediare le distorsioni e i danni causati ai produttori europei.
L’indagine che ha portato ai dazi nasce da un reclamo presentato da EuropaCable, l’associazione (con sede a Bruxelles) che rappresenta i produttori europei di cavi per le telecomunicazioni.
Ad allarmare l’industria europea dei cavi era stato già l’aumento, del 150 per cento tra il 2016 e il 2019, delle importazioni europee di cavi in fibra ottica dalla Cina. La quota di Pechino in questo mercato europeo, che vale circa 1 miliardo di dollari l’anno, è del 15 per cento.
Nel contestualizzare i dazi, la Commissione europea ha anticipato che sarà “inevitabile” che le misure anti-dumping avranno degli “impatti sui costi” per le aziende che acquistavano cavi dalla Cina. Ma ha aggiunto che le tariffe sono giustificate dal “comportamento sleale” di quei fornitori, e che i cavi costituiscono solo una parte minoritaria dei costi complessivi di lancio delle reti di telecomunicazioni: meno del 5 per cento, se si parla di reti 5G.
Bruxelles afferma anche che esistono molte alternative, sia europee che straniere, ai cavi cinesi.
Secondo la banca d’investimento Equita Sim, l’introduzione delle tariffe europee fino al 44% è positiva ed avrà un “impatto sulla competizione” e “aumenta la visibilità sul target di medio termine, cinque anni, dei produttori europei.
Il giudizio positivo è condiviso dal gruppo finanziario Bestinver Securities, che parla di “una minor pressione sui prezzi e un potenziale beneficio per i margini” del settore
Banca Akros, invece, ha paragonato la mossa europea al contesto di mercato negli Stati Uniti (dove sulle importazioni di fibra ottica dalla Cina si applicano dazi del 25 per cento): la decisione della Commissione, dunque, “può avere conseguenze importanti e potenzialmente positive per le vendite di fibra ottica in Europa: infatti, il mercato nordamericano, protetto dalle importazioni cinesi, ha margini decisamente migliori di quello europeo”.